Da 30 anni in giro per l'Europa su un carro trainato da cavalli
sabato 21 ottobre 2017

Da 30 anni in giro per l'Europa su un carro trainato da cavalli, la storia del circo passa per il Friuli

A San Pietro e San Leonardo gli ultimi spettacoli 2017 del Soluna, in viaggio per una particolare avventura itinerante

SAN PIETRO AL NATISONE. Siamo alla storia del circo. Da trent’anni girano per l’Europa con pittoreschi carri trainati da cavalli, “arca di Noè” su ruote in cui uomini (mediamente sette, da Italia, Svizzera, Germania e Ungheria) e animali, dalle capre alle oche, dalle galline ai cani e ai gatti, convivono in armonica avventura viaggiante. Nessun ausilio motorizzato, mai. Energia rigorosamente bio. Autarchia alimentare, a matrice vegetariana.

È un’esistenza declinata al passato e votata ai ritmi lenti, se non lentissimi, quella degli artisti del circo Soluna, che al loro passaggio lungo le strade evocano una carovana del west fuori contesto: dalla conca di Caporetto, dove si trovavano la settimana scorsa, sono arrivati a San Pietro al Natisone, penultima “piazza” della stagione di spettacoli 2017, che si chiuderà sabato (o al massimo domenica, meteo permettendo) nel vicino Comune di San Leonardo, tappa conclusiva di un tour di vita prima ancora che di scena.

Ieri pomeriggio la bizzarra compagnia poliglotta ha incantato il pubblico nel prato messo a disposizione dall’amministrazione comunale del sindaco Mariano Zufferli: fra i carri polifunzionali (fungono da dormitorio, cucina, deposito, talora ricovero per le bestiole da compagnia o da cortile) e piccoli, rudimentali spalti si è srotolata una performance dal sapore antico, gradevole amalgama fra la commedia dell’arte e le prodezze circensi.

Di realtà analoghe, che si spostino da un paesino al successivo (i grandi centri non fanno per il Soluna: la stessa Cividale viene giudicata «troppo grande») con i tempi del traino animale, in Europa non ne esistono.

«I cavalli ci trasportano di luogo in luogo, di Stato in Stato. Con il latte delle capre facciamo il formaggio, le galline ci forniscono le uova: siamo autonomi, insomma», racconta Petra, fondatrice del gruppo, madre di sei figli che «ora sono per il mondo, ognuno per la sua strada».

Tranne il minore, che è rimasto al Soluna e che si esibisce con la batteria. Pannelli solari e micro-impianti eolici montati sui carri forniscono il minimo di energia imprescindibile; le offerte libere lasciate dagli spettatori aiutano per il resto.

Fissare un punto d’avvio, geograficamente parlando, per la singolare esperienza del team è impossibile: «Io sono tedesca. Ma non chiedetemi di dove, ho vagato talmente tanto. La nostra casa è ovunque», taglia corto Petra, con impeccabile italiano.

Altrettanta familiarità ha con l’ungherese, considerata la lunga permanenza della compagnia in terra magiara, e con le lingue dei vari Stati attraversati, dalla Slovenia alla Francia, fino alla Spagna. Ora, però, l’autunno impone una sosta. Come ogni anno.

«Ci fermiamo là dove ci raggiunge la stagione fredda», spiega l’artista. «Da ottobre in poi, fino alla primavera, diventa difficile se non impossibile proporre i nostri spettacoli all’aperto. Cerchiamo allora un posto in cui sistemarci: l’unica esigenza è un campo in cui far pascolare il bestiame».

di Lucia Aviani 

da messaggeroveneto