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Ippopotami, questioni di pelle PDF Stampa E-mail
martedì 30 aprile 2002
Le specie anfibio e pigmeo sono molto presenti nei serragli dei circhi italiani. Con notevoli differenze tra loro, sia nell’anatomia che nelle abitudini alimentari. Ma necessitano entrambe di grandi attenzioni, a partire dall’epidermide.

 

L’ippopotamo anfibio (Hippopotamus amphibius) e l'ippopotamo pigmeo (Choeropsis liberiensis) sono ambedue animali che si trovano nei circhi europei e spesso non solo vengono esposti al pubblico, ma grazie alla loro intelligenza e sensibilità, vengono utilizzati nel lavoro della pista. Ambedue provengono dal continente africano ed il pigmeo è a grave rischio di estinzione. Se questi animali non verranno protetti con ogni sforzo nel loro habitat naturale, riprodotti e conservati nelle strutture zoologiche, i nostri figli non li vedranno più. I due non sono solo differenti per la loro grandezza diversa, l'anfibio arriva anche a 3000 kg, il pigmeo al massimo a 200 kg, ma rappresentano in natura modi di vita completamente differenti. L'anfibio passa praticamente tutta la giornata nell'acqua, il pigmeo invece vive vagando nel sottobosco della foresta dell'Africa centrale. Il piccolo dell'anfibio nasce e allatta in acqua. Il cucciolo di pigmeo invece nasce a terra e solo dal decimo giorno di vita entra in acqua ed impara a nuotare dietro alla madre. Tutte e due le specie hanno una pelle molto delicata, che richiede molta umidità. Specialmente sul dorso presentano delle ghiandole cutanee, che in caso di secchezza ed esposizione solare secernono una schiuma bianca, che certe volte si colora di rosso per la presenza di sangue. Tutto ciò è normale e rappresenta un meccanismo di protezione, come se fosse una crema idratante. Ma se non hanno a disposizione acqua profonda e sufficiente ombra, anche loro soffrono di dermatiti solari. Bisogna considerare, che ambedue le specie sono animali difficili da avvicinare e altrettanto difficili da trattare da un punto di vista veterinario. Spesso la visita medica si riduce all'anamnesi, l'osservazione e l'esame delle feci. Per fortuna raramente questi animali presentano problemi di salute ed una corretta gestione, igiene del carro di trasporto e pulizia dell'acqua a disposizione, prevengono problemi di questo tipo. Comunque bisogna curare l'alimentazione ed utilizzare fieno di buona qualità, verdure, ma anche frutta. Vitamine e sali minerali devono essere aggiunti sempre alla razione giornaliera. Attenzione al troppo pane, che porta a fermentazioni e gastriti. Il contatto stretto con altre specie di animali ed il rischio di piazze contaminate con feci di animali domestici, richiedono un esame parassitologico delle feci, almeno ogni sei mesi. Quando il veterinario esegue un esame delle feci dovrebbe anche prendere in considerazione la coltura per salmonella e pasteurella, a cui gli ippopotami sono particolarmente sensibili e possono portare a grave malattia se non addirittura a morte. Come negli elefanti la tubercolosi è un grave problema, in quanto difficilmente diagnosticabile. Un eccessivo dimagrimento nel giro di sei mesi dovrebbe far allarmare e considerare questa pericolosa malattia. L'abitudine di questi animali di aprire la bocca e di elemosinare cibo da parte dei visitatori è stata fatale già in molti zoo del mondo. Specialmente mele intere o palle di gomma possono ostruire esofago, stomaco o parti dell''intestino e sono patologie che in genere non si risolvono, né con la somministrazione di olio, né con interventi chirurgici. Un'altra particolarità di questi animali è il fatto che i grandi denti canini crescono continuamente durante tutta la vita. Questo significa che ogni dente troppo lungo o deviato, che potrebbe interferire con la normale masticazione, deve essere limato o estratto adeguatamente da un dentista veterinario. Il cambio di alimentazione, specialmente da fieno secco ad erba fresca in estate, deve avvenire in modo progressivo; questo significa, che in un periodo di dieci giorni il fieno deve essere accuratamente miscelato con l'erba fresca, per evitare meteorismi e diarree. Ciononostante l'ippopotamo non è un ruminante ed il suo stomaco assomiglia a quello di un maiale, ed è particolarmente sensibile ai cambiamenti di cibo. Per quanto la pelle sembri spessa e resistente, vorrei ancora ricordare che l'ippopotamo ha un'epidermide sensibilissima e presenta delle particolari ghiandole. Quando la pelle, specialmente in inverno si presenta secca e forforacea sul dorso, si unge la parte interessata con olio di lino o meglio con il linimento di Stahl, una preparazione galenica di olio di lino ed idrossido di calcio. Come per tutti gli altri animali allevati nelle nostre strutture, vale sempre la stessa raccomandazione: è necessaria un'attenta osservazione giornaliera e la somministrazione di cibo giusto e pulito. In modo particolare per gli ippopotami è da aggiungere, che necessitano sempre di una vasca sufficientemente grande per immergersi completamente e la disponibilità di ombra durante le ore di sole, perché molto facilmente tendono ad avere ustioni e sviluppare dermatiti solari. di Klaus Gunther Friedrich 

da “Circo”, Aprile 2002

 
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